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In queste settimane tutti passiamo molto più tempo in casa, con i nostri figli, con i nostri partner e con noi stessi.

Se prima il tempo insieme si limitava a un paio di ore la sera, ora, ci si ritrova insieme tutto il giorno. 

Una condizione sognata o sperata per alcuni, per altri invece si spera finisca a breve. C’è chi vive in spazi piccoli senza la possibilità di prendere una boccata d’aria, c’è chi è costretto a lavorare da casa mentre accudisce i propri figli, talvolta molto piccoli. C’è chi non può contare sull’aiuto dei nonni perché distanti o per evitare possibili contagi. Magari in una qualche parte della mente questa condizione si è spesso desiderata: poter stare con i propri figli senza dividersi tra lavoro, scuola, attività pomeridiane, compleanni, amici; ma ora che si è obbligati a viverla è possibile sperimentare emozioni nuove o inaspettate. La quotidianità così ‘serrata’ con il proprio figlio, ancor più se sono più di uno, può mettere a dura prova la pazienza, la faticabilità, la creatività, l’energia. Più i figli sono piccoli e più hanno bisogno della presenza costante dell’adulto, più crescono e più ci si deve destreggiare tra compiti a casa, lezioni online, amici su skype, sentimenti di noia, immersioni nel mondo virtuale, stati di chiusura o tristezza e la lista è ancora lunga.

Inoltre, più gli spazi sono ridotti e più aumentano le possibilità di conflitto, di discussione, di fraintendimento poiché i momenti d’intimità con se stessi diventano più radi o talvolta impossibili.

Si sente da più fronti dire: “adesso abbiamo tempo” ma è un tempo forzato, privo di scelta e libertà, in uno scenario che intorpidisce e occulta il pensiero, invaso da affetti troppo forti e assoluti e, per molti versi, ancora indigeribili. Eppure questo è il nostro tempo oggi, un tempo escluso, confuso, ma pur sempre un tempo che inevitabilmente stiamo, in vario modo, usando. 

Un primo passo credo sia pensare a questo periodo di sospensione come non eterno e accettare di sentirsi depressi, impauriti, confusi. Il turbinio di emozioni che possiamo sperimentare è variegato ma tra queste c’è anche un desiderio, un attaccamento alla vita, una creatività, una progettualità, un desiderio dell’Altro.

Forse siamo di fronte ad un momento di straordinaria “apertura dentro” e anche per questo ci si può sentire smarriti.

Non siamo abituati a questo: da un lato fa piacere, dall’altro questo lungo tempo insieme muove le acque in modo non sempre sereno. Ma dal punto di vista psicologico un certo nervosismo, il non poterne più, sono assolutamente “normali”.

Eppure, mai come in questi giorni si osserva, sul web e non solo, come le persone trovino nuovi “modi” di lavorare, di adattare il proprio lavoro alle misure restrittive, di trovare soluzioni nuove. La mente lavora e cerca quasi disperatamente e prepotentemente spiragli, cerca canali e rotte da percorrere, forse per liberarsi dalla paura e dall’impotenza; la condizione di sospensione potrebbe anche essere quel momento in cui si raccolgono le forze per resistere e ripartire.

Non ci sono, però, solo la stanchezza e la fatica: un periodo come questo non si verificherà più (si spera) e quindi sfruttarne i lati positivi potrebbe portare alcuni frutti. Sempre l’essere umano, grande e piccolo, fa tesoro di ciò che ha sperimentato e questo diverrà prezioso per le difficoltà, tensioni o scoraggiamenti futuri.

Inoltre, condividere un momento di paura e grande difficoltà, avvicina emotivamente. Sono concessi tempi lunghi per parlare, per conoscersi meglio, per condividere esperienze per cui di solito non c’è il tempo o la mente abbastanza sgombra per dedicarcisi.

Il ‘conflitto’ fra casa e lavoro diminuisce e si possono fare molte attività insieme: anche in un appartamento piccolo è possibile cucinare, ascoltare la musica, dedicarsi al giardinaggio, giocare ad un gioco di società.

In questi giorni un po’ sospesi, soprattutto per chi non lavora, si rischia di perdere la cognizione del tempo, è bene sempre mantenere un ritmo personale e familiare che ci aiuta a strutturare la giornata, soprattutto per i bambini. Avere un’impostazione aiuta a concepire questi giorni non come una vacanza ma come una variazione della ‘normalità’.

Se gli spazi della casa lo consentono, garantire momenti separati di autonomia personale (soprattutto per gli adolescenti) per ovviare alle potenziali “crisi” e gestire gli spazi comuni con momenti di divisione dei compiti in cui ognuno si occupa di qualcosa per un determinato tempo. É necessario per il benessere di tutti ritagliarsi spazi di solitudine e di libertà oltre a quelli condivisi.

Il rischio di utilizzare la tecnologia stando sempre in casa è grande, sia per i grandi che per i piccoli, e per questo è bene definire dei momenti in cui farne uso liberamente. Prendersi spazi dedicati solo a questo (vale anche per gli adulti) aiuta a ridurre il senso di “passività” che talvolta questi strumenti inducono.

Infine sperimentate il ‘gioco’ in tutte le sue forme, come sosteneva Winnicott, un grande psicoanalista infantile, il gioco è sempre un progetto di trasformazione. Si può giocare al Coronavirus con bambini piccoli e non solo, si possono inventare storie o canzoni, poiché attraverso il gioco il bambino non si sente impotente, sottomesso dalla minaccia che può procurargli paura e trauma e riesce a trasformare le cose.

Infine il bambino si deve anche abituare a stare da solo, fa parte del processo di crescita imparare a giocare per conto proprio. Oggi non siamo più abituati al “tempo senza occupazione”, pieni di cose da fare come i nostri bambini, ma questo tempo di sospensione può far riassaporare la possibilità che adulto e bambino vivano un tempo vuoto, a volte di ozio, per far sorgere nuove idee e aumentare la nostra creatività.

Credo, per concludere, che nel ‘qui ed ora’ possano emergere tratti grezzi di emozioni sfocate in via di trasformazione, nella consapevolezza che occorrerà molto tempo per poter elaborare a posteriori il momento che stiamo vivendo; ogni cosa ha bisogno del proprio tempo.