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Come abbiamo visto nell’articolo precedente https://www.michelamiali.it/il-sonno-di-bambini-e-genitori-parte-1/ il sonno dei bambini è un argomento complesso, difficile da esaurire in poche parole.

Dopo esserci introdotti nel tema, aver capito che cos’è il sonno e il significato affettivo che per bambini e genitori può avere, qui di seguito vorrei rispondere ad alcune domande che probabilmente possono sorgere e quando rivolgersi ad un professionista specializzato nell’età evolutiva può essere uno spazio di ascolto ed elaborazione per tutta la famiglia.

Ogni notte è un dramma: cosa si può fare?

Ogni bambino ha un suo ritmo e insistere nel tentare di modificarlo può provocare ansia. Quando i genitori cercano di capire questa ansia e aiutano il bambino ad esprimerla, si nota spesso un’alleggerimento della situazione. Il bambino acquista la fiducia nella possibilità di essere capito.

Preciso che ‘capire’ non significa fare quello che vuole il bambino o sottostare ai sui dettami, ma significa aiutarlo a esprimere i propri sentimenti nelle varie circostanze (per es. la paura del buio, paura dei mostri, non voler dormire nel proprio lettino ecc.).

Accettare le emozioni contrastanti del bambino e le proprie, da genitore, solitamente riduce lo stato di ansia e induce un minor stato di allarme. Si può capire meglio ciò che prova il bambino se ci si identifica con lui e ci si rende conto di essere individui diversi, e quindi con bisogni ed emozioni diverse.

Questo permette di comprendere meglio se stessi e il bambino e aiuta a riconoscere meglio le emozioni in gioco senza rimanerne intrappolati. 

Quando è necessario consultare uno specialista?

E’ molto frequente che i bambini manifestino delle difficoltà nell’ambito del sonno. A volte sono soltanto degli episodi passeggeri legati ad un momento di particolare stanchezza o di stress, come l’inserimento all’asilo, la nascita di un fratellino, il cambiamento di consolidate abitudini familiari.
Altre volte invece la situazione diventa più difficile da gestire perché la problematica compare con maggiore frequenza e intensità.
L’intervento di uno psicoterapeuta infantile può divenire allora uno strumento prezioso per aiutare la famiglia ad andare oltre il sintomo espresso, provando a dare un significato emotivo al disagio che il bambino sta esprimendo.

Lettone sì o lettone no?

Capita spesso che il bambino molto piccolo venga fatto dormire nella stessa stanza dei genitori: complice una buona dose di stanchezza, la condivisione di uno stesso ambiente può essere la soluzione più comoda e più funzionale per occuparsi del piccolo. Man mano che il bambino cresce cambieranno le sue esigenze e poco alla volta sarà pronto per poter dormire nella sua cameretta.
Questo passaggio non avviene sempre in maniera semplice, tuttavia non esiste “il modo giusto” per dormire, esistono degli spazi personali che ciascuno in famiglia dovrebbe poter riconoscere, accettare e tollerare. 
È importante poter dare al bambino fiducia nelle sue capacità e offrirgli uno spazio privato (la sua cameretta/il suo lettino) in cui possa cominciare a dare l’avvio alla sua persona differenziata da quella dei genitori.

Incubi e risvegli frequenti: mi devo preoccupare?

I bambini, soprattutto se molto piccoli, non sono in grado di esprimere il proprio stato d’animo attraverso le parole, per cui il più delle volte lo fanno tramite il linguaggio del corpo. Come abbiamo visto nel precedente articolo, addormentarsi è un momento delicato, nel quale entrano in gioco diverse componenti emotive: bisogna rilassarsi e lasciarsi andare. 
Si tratta di comportamenti non sempre facili perché implicano una separazione dalle figure di riferimento e un allentamento del controllo cosciente che i bambini esercitano sul proprio ambiente di riferimento durante il giorno. 
In alcuni momenti evolutivi (dentizione, addestramento al vasino, inserimento al nido, traslochi , nascita di un fratellino) i bambini possono dimostrarsi più “sensibili” e non è infrequente che manifestino la propria sofferenza con risvegli improvvisi e angosciati. 
È sempre importante contestualizzare la situazione in cui la “crisi” si manifesta per poter aiutare il bambino a superarla. Nei casi in cui il malessere si protragga e si osservino altri sintomi, il confronto con uno psicoterapeuta infantile può essere sicuramente utile ed efficace.

È bene far addormentare il bambino nel lettone e poi portarlo nel suo lettino mentre dorme?

I bambini se si svegliano in un luogo in cui non si sono addormentati hanno ancora più difficoltà a riaddormentarsi e questo non alimenta il loro bisogno di prevedibilità e sicurezza che è alla base dell’avere fiducia di se stesso e degli altri. Mantenere ritmi e abitudini regolari, soprattutto prima dell’addormentamento, è fondamentale per aiutare il bambino a lasciarsi andare nel sonno con tranquillità. 

La lucina sul comodino, la favola della buonanotte, la ninna-nanna, un peluche o un oggetto speciale (scelto dal bambino) che rimangano sempre gli stessi, permettono al bambino di affrontare il momento di addormentarsi che implica una separazione dai genitori e da tutto ciò che è conosciuto.

Nostro figlio adolescente dorme sempre!

Per gli adolescenti il sonno riveste una doppia funzione: da un lato è una difesa che rappresenta una modalità regressiva con cui i ragazzi fanno fronte a quei sentimenti di tristezza e confusione che spesso li assalgono in modo tanto imprevisto quanto intenso. Dall’altro conserva quelle caratteristiche di “recupero” delle energie psico-fisiche (in adolescenza l’organismo va incontro a modificazioni importanti quanto quelle della primissima infanzia) ed è un’occasione per entrare in contatto con il proprio mondo interno attraverso una maniera più simile al gioco infantile, ovvero sognando. 

Non di rado si incontrano adolescenti che fanno fatica a lasciarsi andare al sonno e alla possibilità di sognare; in questi casi ci si difende dal sonno che può rappresentare l’entrata in contatto con emozioni difficili che si teme prendano il sopravvento.
Sebbene le alterazioni del sonno negli adolescenti richiedano un approccio particolarmente attento in quanto, a volte, possono costituire un segnale d’allarme che rimanda all’emergenza di difficoltà psicologiche ben più complesse, in altre occasioni un eccesso di sonno può anche racchiudere una valenza evolutiva. L’adolescenza è infatti una fase della vita estremamente delicata in quanto prevede l’abbandono delle “certezze” infantili a favore della costruzione di un avvenire in cui l’orizzonte è confuso e la strada ancora da definire. Proprio per questo molto spesso i ragazzi vanno incontro a momenti di empasse, che segnalano proprio la difficoltà a divenire soggetti delle proprie scelte. La possibilità di attraversare queste sensazioni potendo contare sul riconoscimento della propria sofferenza da parte dell’adulto è indubbiamente un elemento facilitante per la risoluzione positiva di queste crisi. 
Sarebbe opportuno rivolgersi ad uno psicoterapeuta dell’adolescenza laddove, oltre alla ipersonnia, si presenti anche una riduzione della vita sociale e un forte disinvestimento nell’ambito scolastico: il colloquio con uno specialista potrà infatti aiutare i genitori a orientarsi su come meglio interpretare i comportamenti del proprio figlio.

Il sonno è un argomento complesso che come avrete notato non si può esplicare in poche righe.

Credo che i genitori non abbiano bisogno di modelli preconfezionati da seguire ma, spesso, ciò che si ricerca è trovare il proprio modo di stare bene con il proprio figlio, un modo che si sente giusto per sé e per loro. Ogni genitore e ogni bambino hanno la propria storia e quindi ognuno avrà il proprio modo.

L’aiuto di un terapeuta spesso consiste nell’aprire ai genitori e al bambino la possibilità di esprimersi su quelle emozioni e su quei pensieri, in parte inconsci, rimasti intrappolati che mai, probabilmente, hanno avuto uno spazio in cui potersi rifugiare.

Ogni comportamento del bambino ha un significato per se stesso e per l’altro, riuscire a dare un senso spesso solleva tutta la famiglia.