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Ho sentito la necessità di approfondire questo tema, le paure dei bambini e in particolare di come queste possano esacerbarsi in questo periodo storico, poiché ultimamente mi è capitato di ascoltare da genitori frasi di questo tipo: “Mio figlio ha paura anche solo ad andare in giardino”, “Mio figlio non vuole più dormire da solo”, “Mio figlio ha nuove paure che prima non aveva”. 

Cos’è la paura e che funzione ha?

Tutti i bambini sperimentano la paura che è un sentimento di timore legato a situazioni (es. uscire di casa) o oggetti particolari (es. rumori, animali, estranei ecc.). Nella prima infanzia (0-6 anni) solitamente si presentano paure più specifiche (es. buio, rumori, animali), nei bambini più grandi le paure sono rivolte a fenomeni esterni (es. morte dei genitori, catastrofi naturali, ladri), mentre con la preadolescenza possono emergere paure legate al giudizio degli adulti, delle valutazioni degli insegnanti o del confronto con i coetanei.

Al contrario l’ansia è un sentimento penoso associato a fattori o condizioni non ben definiti e vissuto come molto spiacevole e opprimente.

Tuttavia l’ansia è un segnale emotivo che accompagna molte esperienze della vita di ognuno di noi e costituisce un necessario segnale di adattamento davanti a tutti i cambiamenti che si incontrano nelle diverse fasi della crescita.

Inoltre anche noi adulti sappiamo bene quanto queste emozioni accompagnino la nostra vita e tutti conviviamo con momenti in cui queste si fanno più acute o altri in cui le si vive più da lontano.

Il bambino deve affrontare diversi momenti di crisi, quando la crescita impone delle piccole sfide che il bambino o l’adolescente deve affrontare, con le proprie risorse emotive e mentali, dei mutamenti fisici, relazionali, sociali o familiari. 

È pertanto importante ricordare per un genitore che l’ansia, di per sé, è un segnale che accompagna la crescita e indica che il proprio figlio si sta adattando a una nuova fase di vita mentale e fisica. Il termine ‘crisi’ deriva dal greco Krisis che significa scelta, decisione; ogni rinascita presuppone un momento di riflessione e di valutazione, poiché implica una separazione, un distacco dal passato e un’apertura verso il nuovo.

La paura è un’emozione di base sperimentata anche dagli animali, se non ci fosse questa non sarebbe garantita la sopravvivenza della specie.

Tuttavia Luca non ce la fa ad uscire da solo, Gabriele non vuole andare a scuola, Laura ha paura di quell’insegnante, Matteo ha il terrore dei gatti: in questi casi lo stato di ansia è divenuto troppo pesante, schiacciante per la portata di quel bambino. In questi casi l’ansia non è più un fattore che scatena una rinascita, al contrario rappresenta un freno al pieno svolgimento delle normali attività. È in queste situazioni che lo stato di ansia allarma il bambino e i genitori e diviene una vera e propria sofferenza e l’ambiente familiare viene a essere molto condizionato dai comportamenti del bambino che può cominciare a restringere il campo delle sue esperienze sociali e a voler evitare tutte quelle situazioni che potenzialmente scatenano lo stato di allarme.

In questi casi, è solitamente il corpo a parlare al posto della mente, per cui svenimenti, crisi d’ansia, vomito, cefalee, tachicardia possono rappresentare delle vere e proprie comunicazioni dirette di un malessere interiore difficilmente rappresentabile.

A questo proposito invito a leggere la sezione Servizi legata ai bambini e adolescenti https://www.michelamiali.it/servizi/ 

I genitori rimangono spesso sorpresi davanti ad un bambino che ad un certo punto comincia a provare emozioni così intense e inquietanti da influenzarne negativamente la sua crescita. Non è possibile, in questa sede, individuare cause precise, generiche e precostituite, poiché molto spesso si tratta di un insieme complesso di condizioni che hanno favorito la nascita del disagio, che appartengono a quel bambino e a quella specifica famiglia. Ogni genitore e ogni bambino hanno la propria storia unica e irripetibile.

Perché in questo periodo storico, in alcuni bambini, le paure sembrano aumentate o ne sono emerse di nuove?

Può capitare che qualcuno di voi stia facendo i conti con paure nuove nei propri figli o stati d’ansia che prima erano piuttosto contenuti, in particolare per i bambini dai 3 ai 10 anni.

Oggi ci troviamo a vivere condizioni di vita impensabili e impreviste fino ad ora, non per nostra scelta ci siamo trovati a non poter più uscire, a non poter vedere parenti e amici, a non poter più andare al lavoro o a scuola.

Inoltre ci troviamo nella piena condizione del ‘non sapere’: non sapere quando potremo ritornare ad uscire, quando potremo ritornare a lavorare, quando riapriranno le scuole, quando ci sarà un vaccino e così via.

Ci si trova disarmati, siamo privi di risorse, forsanche collettive, e ci si trova ogni giorno ad avere sete di notizie, di numeri e di statistiche.

 Cosa vuol dire essere bambini ai tempi del covid-19, quando non si può correre o uscire, non perché c’è il “lupo”, al quale papà-cacciatore potrebbe anche sparare, ma perché tutto è possibilmente contagioso? E quando l’impotenza appartiene anche ai genitori che, come i bambini, sono nella condizione di ‘non sapere’?

E che cosa vuole dire essere adolescenti, sulla soglia del domani, quando il domani appare sospeso, segnato da un’incertezza che inonda pure il mondo esterno, andando a sommarsi ad angosce più intime e personali?

La ritualità che scandisce la giornata di un bambino o di un ragazzo è fondamentale per mitigare ed elaborare le ansie. Lo svegliarsi ad un orario prevedibile, andare a scuola, fare l’attività pomeridiana, i compiti, cenare, andare a letto non sono solamente abitudini che garantiscono la sopravvivenza fisica, ma fondano l’identità fin dall’infanzia poiché creano la percezione di un mondo mediamente prevedibile che garantisce la sensazione di sicurezza personale.

Allora, può capitare che, in un momento in cui questa prevedibilità è stata compromessa e ogni famiglia ha dovuto adattarsi a nuove abitudini, alcune paure possano essere emerse, poiché non tenute a bada da quelle sicurezze interne ed esterne.

Quando rivedrò i miei compagni di classe? Quando rivedrò i nonni? Quando potrò ritornare al parco? Quando ricomincerò a fare sport? Sono tutte risposte a cui neanche gli adulti per ora hanno risposta.

Cosa si può fare?

Cercare quanto possibile di comprendere le paure dei bambini, anche se paiono inspiegabili, e non scegliere soluzioni d’urto o strategie che il bambino può avvertire come ulteriormente minacciose e espulsive (per esempio forzarlo a restare da solo “perché si deve abituare”) o rimproverarlo o punirlo per quello che in questo momento non riesce a fare. Se in questo momento non ‘riesce’ è perché ‘non può’ e non perché non vuole fare una cosa e questo è funzionale al suo equilibrio mentale e fisico.

Evitare di chiedere il perché delle paure, spesso hanno origine inconscia per cui è impossibile darne una spiegazione razionale e logica. Quasi sempre anche per loro è impossibile darsi delle spiegazioni e la richiesta o la pressione a dover dire il motivo amplifica il senso di impotenza e di scoramento lasciando interiormente un vissuto di solitudine.

Il senso di impotenza che prova un bambino è lo stesso che pervade i genitori, spaventati davanti al disagio del figlio, incapaci di comprenderne le cause, pieni di sensi di colpa e frustrazione.

Aiutarli a capire cosa sta avvenendo dentro di loro. L’esperienza clinica dimostra che ogni essere umano desidera essere ascoltato e compreso quando vive un disagio emotivo. Cercare di utilizzare parole semplici e comprensibili a seconda dell’età del bambino, per fargli sentire che la mamma o il papà gli sono vicino, nonostante la paura o lo stato d’ansia che vive; “Ho capito che in questo momento per te è proprio difficile fare questa cosa” “Deve essere molto difficile ora fare questa cosa”, “Deve essere proprio brutto avere paura di …”.

È molto complesso, per bambini e adulti, mettere in parole i conflitti, talvolta la libertà creativa, il disegno e il gioco possono essere dei canali preziosi per raccontare se stessi.

Spesso le paure sono transitorie, la psiche è in continua evoluzione e cerca sempre migliori adattamenti, se al contrario queste dovessero essere persistenti, pervasive o arrecare molta sofferenza consiglio di consultare un professionista che si occupa dell’età evolutiva.